
Le maschere di Castel Morrone vengono rappresentate nelle ultime due domeniche che precedono il Carnevale e il Martedì Grasso.
In questi giorni, nel primo pomeriggio, una parata formata dalla Banda musicale “Città di Castel Morrone”, dalla Quadriglia e da una piccola folla attraversa le strade della cittadina.
Il festoso corteo giunge nelle diverse piazze del paese, dove le maschere sono pronte per iniziare la rappresentazione.
Le Maschere, interpretate da soli uomini, vestono il ruolo di dame e cavalieri: una volta entrati in scena a coppie (cavalieri e dame), iniziano a ballare la Quadriglia comandata dal Mazziere, dando vita a uno spettacolo unico e suggestivo. Il Mazziere, con l’aiuto di un bastone, guida i ballerini impartendo comandi in un francese maccheronico.
Terminata la Quadriglia, inizia la rappresentazione di una delle farse carnevalesche tipiche locali, come La Brunetta, I dieci figli, i dodici mesi, La Legge e la Zeza. Parti recitate e cantate si intrecciano raccontando storie tra humor e dramma tipico dello spirito carnevalesco. Portata a termine la farsa e intonato il Rimpiazza, canto tipico morronese, ricomincia la quadriglia che saluta la piazza.
Elemento caratteristico del Carnevale di Castel Morrone è dato dalla messa in scena della farsa teatrale che ogni anno si alterna tra le cinque farse storiche: La Legge, I dodici mesi, La ZeZa (contraddistinta dal fatto che in questa versione il Pulcinella non è il marito di Zeza),
“La Brunetta” e “I dieci figli”, che hanno un carattere fortemente identitario e inedito. La messa in scena si suddivide in tre atti: durante il primo atto c’è la quadriglia guidata dal Mazziere, che coordina il movimento dei figuranti aiutato da un bastone.
Il secondo atto è il cuore della rappresentazione e vede l’entrata in scena dei diversi personaggi di una delle cinque farse morronesi. Il terzo atto vede i figuranti intonare il Rimpiazzà alla fine della rappresentazione teatrale. Si tratta di un canto che esorta a lasciare quella piazza e a dirigersi verso quella successiva; in esso però si legge anche l’invito a vivere la vita con dinamismo, a non sprecare il proprio tempo:
il canto recita infatti: “Rimpiazzà, rimpiazza, alziamoci tutti, che il tempo perduto non tornerà mai più”.
La preparazione delle Maschere di Castel Morrone richiede una partecipazione collettiva attiva che dura mesi: dalla scelta dei costumi per travestire la maschera giusta alle prove degli attori figuranti. Questa tradizione porta con sé lo spirito di condivisione e inclusione sociale: elemento innovativo è stato avvicinare i più piccoli alle maschere morronesi coinvolgendoli nel ballo della quadriglia.
La quadriglia assume un valore fortemente simbolico dato anche dalla ritualità dei gesti, quasi a simboleggiare l’unione tra le generazioni. Il Carnevale morronese si rivela quindi una delle espressioni della cultura popolare in cui si fondono il collettivo e l’individuale, il mitico e il quotidiano, l’economico e lo psicologico in un vero e proprio linguaggio, in una serie di segni e di simboli dotati di un’eccezionale densità semantica e di una forza d’urto destinata a provocare un “cambiamento” provvisorio di condizione sociale, esistenziale e addirittura di genere.