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Il termine “Comola” deriva dal termine culla, in dialetto morronese “connola” dato per la loro particolare conformazione che le fa somigliare ad una culla e sono: la “Comola Grande”, la “Comola Piccola”e la “Comola” della località “Lampa”. Le prime due doline sono già menzionate in un documento del 1527; la terza, invece, si è formata solo nel 1960. Nelle due doline carsiche superstiti, è custodito intatto il quadro botanico della foresta mediterranea.
Uno di queste, detta “Comola Piccola” (impraticabile), richiede la massima attenzione perché ricoperta da una fitta vegetazione arbustiva, per cui è difficile individuarla. Questa Comola è a forma di damigiana con un’apertura di circa 30 metri di diametro, è profonda circa 100 metri mentre il fondo a caverna è di una larghezza che sfiora i 50 metri di diametro ed una superficie di oltre 1250 mq.
L’altra, detta “Comola Grande” (visitabile), seppur meno pericolosa della precedente, è certamente più spettacolare perché crea una forte emozione trovandosi davanti ad un enorme cratere che spacca letteralmente il fianco della collina per circa 250 m. di diametro, con una circonferenza di quasi 800 m. ed una profondità che va dagli oltre 280 m., misurata al ciglio superiore, ai circa 150 del ciglio inferiore.
Le comole sono state esplorate dal Gruppo Speleologìco del Matese e Il Prof. Pietro Parezan giudicò la comola grande come “La dolina da crollo più vasta d’Italia”. Nel 1996, per il grande interesse florofaunistico, l’intera zona è stata posta sotto protezione con vincolo del Ministero dell’Ambiente. All’interno, si è creato un microsistema completamente differente da quello circostante, con specie di piante e animali che vi hanno trovato il loro habitat ideale. Le pareti della Comola Grande una volta erano territorio esclusivo di volatili ed in special modo di cornacchie, che vi nidificavano a migliaia con grande danno alle culture circostanti, in particolare quelle di granoturco. Oggi le cornacchie hanno perduto la supremazia del luogo per cui le pareti della Comola ospitano molte varietà di volatili a seconda delle stagioni, come falchi, beccacce, piccioni selvatici ed, appunto, gracchi.
Il paesaggio, il clima salubre, la frescura anche nei mesi estivi ne fanno una meta di escursioni.